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Zootecnia e ambiente

  • Anna Crippa
  • 22 set 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

L’allevamento animale ha un grande impatto sull’ambiente, sia diretto (uso e degrado del suolo) sia indiretto (per la produzione agricola di alimenti zootecnici). Il settore zootecnico è tra i più importanti fattori che contribuiscono alle problematiche ambientali, sia a livello locale che planetario; influenzando:

· Il degrado dei suoli;

· L’inquinamento dell’aria e i cambiamenti climatici;

· La disponibilità idrica e la qualità delle acque;

· La perdita di biodiversità.

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La zootecnia a livello mondiale ha una rilevanza economica modesta, ma possiede una grande valenza sociale e politica. Essa rappresenta il 40% dei prodotti agricoli grezzi, impiega 1.3 miliardi di persone e costituisce il sostentamento per un miliardo di poveri. Gli alimenti di origine animale costituiscono 1/3 delle proteine ingerite dall’uomo.

La zootecnia a livello mondiale sta profondamente cambiando sia tecnicamente che geograficamente. Il pascolo occupa ancora vaste aree, ma gli allevamenti intensivi e “industrializzati” sono in forte aumento. Gli allevamenti stessi si stanno spostando anzitutto dalle zone rurali a quelle urbane e peri-urbane (per avere uno sbocco di mercato più facile e remunerativo) e poi verso zone in cui sono più facilmente praticabili le produzione di mangimi, o dove questi ultimi possano essere facilmente e direttamente importati.

È in atto anche un cambiamento tra le specie allevate: aumentano i monogastrici (pollame e suini, allevati soprattutto in allevamenti intensivi) a scapito dei ruminanti (bovini, ovini e caprini) allevati in modo estensivo (brado o semibrado). Aumenta così la competizione della zootecnia con altri settori, per fattori limitanti quali la terra, l’acqua e le risorse naturali in genere:

· Maggior efficienza dell’allevamento, con conseguente riduzione della terra necessaria;

· Marginalizzazione degli allevamenti piccoli ed estensivi;

· Concentrazione degli allevamenti e dei capi in piccole aree con forte rischio ambientale.

La zootecnia è di gran lunga la più importante forma di uso antropico del suolo: la superficie a pascolo rappresenta il 26% delle terre non coperte da ghiaccio; quella destinata alle colture da “feed” (alimenti zootecnici) costituisce il 33% delle terre coltivabili. In totale, la zootecnia occupa il 70% delle terre agricole e il 30% di tutte le terre non ghiacciate.

L’allevamento animale è in buona parte responsabile delle deforestazione, soprattutto in America Latina (Amazzonia in primis), per incrementare la superficie a pascolo ma anche per ampliare le coltivazioni destinate ad alimenti zootecnici (soprattutto mais e soia). Il 20% delle terre a pascolo è stato degradato dal “sovrapascolo”, dall’erosione e dal compattamento del suolo causato dagli animali. Tale percentuale sale al 73% nelle terre siccitose, dove il bestiame è spesso l’unico mezzo di sussistenza per la popolazione.

Il bestiame contribuisce alla fertilità del suolo, ma una sua concentrazione eccessiva è dannosa.

Viviamo in un’epoca di grande rischio per la biodiversità. Il tasso di estinzione è stimato essere 50-500 volte maggiore rispetto a quello del passato (desunto dai reperti fossili). Dei 24 importanti servizi degli ecosistemi, 15 sono in declino. Il bestiame costituisce il 20% della massa animale terrestre e occupa il 30% delle terre del pianeta, un tempo abitate dalla fauna selvatica.

La zootecnia contribuisce alla riduzione della biodiversità in quanto ha effetti su:

· La deforestazione;

· La degradazione dei suoli;

· L’inquinamento delle acque;

· I cambiamenti climatici;

· Il prelievo eccessivo di risorse marine;

· La sedimentazione delle aree costiere;

· La facilitazione all’invasione di specie alloctone.

Tuttavia i sistemi zootecnici (es. i pascoli in Europa) sono diventati luogo di ecosistemi ormai consolidati e oggi minacciati proprio dall’abbandono dei pascoli stessi.

Molte specie animali e vegetali minacciate soffrono per la perdita progressiva di habitat dovuta anche alla pressione zootecnica. Paradossalmente, l’intensivazione zootecnica sarebbe benefica in tal senso, restituendo spazi e habitat alla natura. La zootecnia va sempre più coinvolta nella gestione del territorio e del paesaggio (es. PSR 2007-2013 in Lombardia).


E voi cosa pensati degli allevamenti intensivi ed estensivi dal punto di vista del consumo di suolo?

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