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Le zone umide sono a rischio di estinzione

  • Anna Crippa
  • 23 set 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Per zona umida si intende qualsiasi tipo di ambiente naturale caratterizzato in qualche modo dalla presenza di terra e acqua. Questi ecosistemi, più ricchi in assoluto di biodiversità grazie alla loro composizione, sembrano purtroppo essere però i più a rischio del pianeta.

Le zone umide infatti sono tra i primi ambienti a subire le conseguenze dell’effetto serra soprattutto se le temperature aumenteranno ancore di 2-3 gradi, se le precipitazioni si ridurranno del 25% e se il livello dei mari e degli oceani si innalzerà.

Nella sola Europa, nell’ultimo secolo circa il 90% delle zone umide è scomparso.

Eppure esse ci difendono da alluvioni e inondazioni e assorbono i gas serra: funzionano infatti come delle spugne giganti che assorbono l’acqua delle precipitazioni e la immagazzinano. Inoltre queste zone hanno un ruolo importantissimo nella depurazione delle acque perché assorbono le sostanze chimiche, filtrano gli inquinanti e i sedimenti e sconfiggono i batteri pericolosi.

Infine, in Italia le zone umide sono fondamentali per la migrazione di uccelli tra Europa, Africa e Asia. Infatti, sono circa due miliardi gli uccelli che ogni anno attraversano l’Italia, per arrivare in Africa. In Italia, quasi il 50% degli uccelli è legato alle zone umide.


L'importanza di queste aree, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, è stata sancita il 2 febbraio 1971 con la Convenzione di Ramsar, in Iran, da un gruppo di paesi, istituzioni scientifiche e organizzazioni internazionali. Il 2 febbraio è diventata quindi la Giornata delle zone umide.

La Convenzione è passata alla storia come primo vero trattato intergovernativo sulla conservazione e la gestione degli ecosistemi naturali. La Giornata mondiale, invece, è stata istituita nel 1997, e nel 2014 è stata dedicata al non sempre facile rapporto con l'agricoltura.

In passato, infatti, le zone umide sono state viste come ostacolo all'uso agricolo del territorio, mentre ora è opinione sempre più diffusa che queste due realtà possano non solo convivere, ma anche integrarsi in un sistema virtuoso che contribuisce allo sviluppo corretto dell'agricoltura e insieme all'idonea fruizione di aree ricche di biodiversità.


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