L’odore della terra
- Anna Crippa
- 11 ago 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Ogni giorno carichiamo 95 milioni di foto su Instagram, leggiamo 64 miliardi di messaggi whatsapp e inviamo 227 miliardi di email. Siamo sempre più circondati dalla tecnologia e da tutto ciò che è intangibile. Viviamo in un’epoca che corre sempre più veloce, basti pensare che abbiamo impiegato 68 anni per avere 50 milioni di passeggeri sugli aerei e solo 2 per avere lo stesso numero di utenti su Twitter, eppure, quando piove, tutti noi ci fermiamo a godere del profumo della terra bagnata.
Gli odori, molto più di altre sensazioni, innescano una reazione istantanea con i nostri ricordi e le nostre emozioni; essi infatti attivano direttamente il sistema limbico e l’amigdala che sono tra le parti del nostro cervello più antiche dal punto di vista evolutivo.

L’odore di terra bagnata e della pioggia è composto da due profumi abbastanza facili da differenziare: il petricore, che è delicato, dolce e morbido, e la geosmina, che è più forte, con un sentore di muffa e proviene dalle piante e dal terreno umido.
Isabel Joy Bear e Richard G Thomas, due scienziati australiani, coniarono il primo termine nel 1964, facendo riferimento proprio all’odore emanato dalle rocce quando, a contatto con la pioggia, emanano oli provenienti dalle piante, accumulati durante i periodi di siccità. Secondo gli antropologi quell’odore ci ha sempre avvertito che il periodo di siccità era terminato e quindi ci saremmo dovuti preparare alla rinascita della vita, che avrebbe aumentato le nostre probabilità di sopravvivenza.
La geosmina, invece, è causata dalle spore del batterio actinomyces che contribuisce alla decomposizione del materiale organico, creando l’humus. In periodi di siccità il batterio rilascia le spore per sopravvivere, ma con l’arrivo della pioggia queste si diffondo attraverso l’aria creando il caratteristico odore di terra bagnata. Alcuni studi sostengono che la geosmina guidi gli animali nel deserto verso l’acqua ed è noto che anche noi siamo sensibili a questa molecola. Pertanto, ancora una volta, si conferma l’ipotesi che ci attrae l’odore della terra bagnata perché per i nostri antenati era sinonimo di vita e cibo.
Possiamo quindi pensare di essere una specie animale superiore, evoluta, iperconnessa e senza la necessità di rispettare i tempi e le regole che la Natura ci dona, ma basta solo un temporale estivo per farci ricordare che è dal suolo che noi prendiamo nutrimento e a lui siamo, e saremo sempre, irrimediabilmente legati.
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