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La progettazione degli spazi naturali

  • Anna Crippa
  • 9 set 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Guardare un bel paesaggio naturale è senza dubbio fonte di serenità, fa star meglio.


Ogni volta che l’uomo vede un nuovo territorio, la bellezza di un nuovo paesaggio nasce però anche l’esigenza di conoscere.

Il rapporto tra uomo e natura e viene valutato secondo tre approcci:

1. Informazione: comprensione ed esplorazione

Il paesaggio che ci circonda è pieno di informazioni che vengono archiviate dal cervello umano: chiudendo gli occhi si possono infatti ricordare diversi luoghi e persone.

La forma e i modi in cui gli oggetti sono disposti in un dato ambiente determinano una sostanziale differenza nell’apprezzamento dell’ambiente stesso da parte delle persone poiché ciò influenza la possibilità di “comprensione” ed “esplorazione” dell’ambiente.

I fratelli Kaplan, in seguito a test di sull’apprezzamento fotografico, hanno ricavato che suoli con coperture vegetali uniformi (come i paesaggi agrari monoculturali privi di elementi connotativi), paesaggi con vegetazione molto densa e viste occluse possiedono un basso grado di apprezzamento, il primo a causa della monotonia, il secondo a causa dell’impossibilità di “vedere oltre”. Molto apprezzati invece sono quei suoli con vegetazione arborea rada o a filare: gli alberi sono un focus interessante per l’osservatore ma non limitano la vista quindi non impediscono la voglia di esplorare.

Un paesaggio ha bisogno quindi di coerenza che conferisce una chiara e percepibile organizzazione spaziale; di complessità legata alla ricchezza degli elementi presenti; di leggibilità che permette, attraverso degli oggetti distintivi del paesaggio (Landmark), di riconoscere il territorio e sentirlo proprio e infine un paesaggio ha bisogno di mistero poiché il desiderio di esplorare è stimolo per visitare intensamente un luogo (un sentiero a curve è più intrigante di uno dritto).

2. Impegno psicologico della gestione dell’informazione

Fondamentale nella progettazione è tener presente che è possibile ricreare dei luoghi che favoriscono il recupero dell’individuo dallo stato di fatica mentale: i territori che ci rigenerano sono di norma di grande ampiezza. Un paesaggio che ci affascina attenua la sensazione di fatica mentale!

3. Condivisione dell’informazione

Le persone gestiscono le informazioni attraverso la costruzione di mappe mentali: queste non contengono solo informazioni geografiche sui luoghi ma sono correlate ad eventi, attività e persone. Esse sono il modo con cui la conoscenza dei luoghi è archiviata nel nostro cervello.

Specialmente in ambiente urbano, l’esigenza di naturalità è davvero molto forte: è fondamentale stare bene a casa propria, in città, e non solo nella settimana di vacanza al mare o in montagna!

Nell’ambiente urbano la parola “natura” è usata in senso molto ampio e include una grande varietà di spazi aperti caratterizzati dalla presenza significativa della vegetazione, e la forza generata dagli spazi aperti è tanto importante quanto la ricchezza di specie floristiche e faunistiche.

Nella progettazione degli spazi naturali nell’ambiente urbanistico l’attenzione è più incentrata sulle superfici verdi di fruizione quotidiana (come giardini, parchi, viali alberati, aree incolte, spazi di frangia, boschi e foreste mantenute dall’uomo) piuttosto che sugli ambienti puramente selvaggi. Infatti, in tale contesto, l’uomo è considerato parte integrante del mondo naturale.

La sfida della “sostenibilità ambientale” è proprio giocata su intelligenti e innovativi processi di progettazione che sappiano capire le esigenze di fruizione degli ambienti naturali da parte dell’uomo e le sappiano rapportare coerentemente al ciclo della natura.

Ti convincono questi tentativi di inserire la natura nell’ambiente urbano? Quale ti sembra il più convincente?

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