La rizosfera e l’associazione con altri organismi
- Anna Crippa
- 31 lug 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Nella rizosfera, ovvero nella porzione di suolo che circonda le radici, la simbiosi più famosa è quella tra le radici stesse e i batteri azoto-fissatori; poche però sono le specie arboree che se ne possono avvantaggiare. Più comuni sono invece le simbiosi con i funghi: le micorrize.
Con il termine micorriza (dal greco: Mikos = fungo e Rhiza = radice) si intende l’associazione simbiotica mutualistica (cioè una relazione tra due differenti “soggetti” che comporta un vantaggio comune ad entrambe le parti) che si crea tra funghi del suolo e radici. In questa associazione la pianta fornisce al fungo il carbonio organico (sotto forma di glucosio) e il fungo restituisce alla pianta acqua e sali minerali.
Queste relazioni simbiontiche si suddividono in ectomicorrize ed endomicorrize.
Di norma le ectomicorrize colonizzano specie forestali e rivestono poca importanza per le colture agrarie. Esse penetrano all’interno dei tessuti ma non nelle cellule (es i tartufi).
Le endomicorrize, invece, penetrano attraverso i peli radicali all’interno delle cellule dell’ospite, ma, a differenza delle precedenti, non formano un mantello fungineo esterno. Esse si insediano nella zona corticale della radice riempiendo gli spazi intercellulari senza però mai invadere il cilindro centrale. Le endomicorrize sono più importanti per le colture agrarie poiché sono in grado di colonizzare il 95% delle specie vegetali.

Quindi l’effetto delle micorrize è un ampliamento della superficie e del volume radicale con il conseguente incremento della capacità assorbente di acqua e di elementi (in particolare il fosforo).
Interessante è anche sapere che nella rizosfera si creano delle condizioni favorevoli alla vita di numerosi microorganismi utili.
L’uso razionale delle micorrize permette quindi una diminuzione nell’uso dei fertilizzanti negli impianti agronomici salvaguardando l’equilibrio ecologico dell’ambiente.
Nella produzione vivaistica delle piante da frutto l’utilizzo di un inoculo di micorrize incrementa significativamente la crescita e la percentuale di sopravvivenza al trapianto.
In commercio si trovano “cocktail” che contengono diverse specie di micorrize sotto forma di inoculo. In questo modo esso può essere impiegato su quasi tutte le specie di interesse agrario.
Su quali specie vegetali può essere utilizzato l'inoculo di micorrize?
Le micorrize possono anche indurre la crescita delle radici stimolando la produzione dell’auxina (IAA o acido indolacetico), ormone che controlla la divisione e la distensione cellulare, la dominanza apicale, i tropismi (reazioni di orientamento), l’allungamento del fusto, l’attività del cambio, e la rizogenesi.
Inoltre possono produrre molecole che inibiscono l’attacco e lo sviluppo dei funghi patogeni.
Quindi, oltre ad aiutare la pianta in situazioni di stress, le micorrize consentono una maggiore tolleranza alla siccità, alle temperature elevate e ad alcune tossine.
Concretamente che vantaggi portano le micorrize?